fbpx

Riassunto delle Linee guida europee per la prevenzione e terapia della parodontite di stadio I-II-III.

recentemente (ottobre 2021) sono state pubblicate sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, su proposta della Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia, le linee guida per la terapia della parodontite nei primi tre stadi. Per il quarto stadio ci saranno delle linee guida apposite che saranno pubblicate successivamente. Il documento originale di 198 pagine può essere scaricato dal sito dell’ISS oppure qui.

In questo articolo ho cercato di fare un riassunto di 18 pagine più due schemi di queste linee guida per rendere la lettura più abbordabile cercando di mantenere tutte indicazioni più importanti. Spero di aver fatto un buon lavoro.

Glossario:

CAL; livello di attacco clinico.

RBL: livello radiografico dell’osso.

HbA1c: Emoglobina glicosilata.

BOP: sanguinamento al sondaggio

PMRR: Rimozione  meccanica  professionale  della  placca

PPD: profondità  di  sondaggio  della  tasca

aPDT: terapia antimicrobica foto dinamica

OFD: strumentazione a lembo aperto (open flap debridement)

SPC:  cure parodontali  di  supporto

Premessa

La  parodontite  è  un’infiammazione  cronica  causata  da  specifici  agenti patogeni  contenuti  nella  placca  dentale  che  porta  ad  una  disbiosi  ospite/batteri  con  la  conseguente  distruzione del  tessuto  connettivo,  riassorbimento  osseo  e  perdita  dei  denti.  Sono presenti tasche  parodontali  e   sanguinamento  gengivale.

E’ una patologia prevenibile e curabile nella maggioranza dei casi.

La  parodontite  non  trattata  o  trattata  in  modo  inadeguato  porta  alla  perdita  dei  tessuti  che  sostengono  i denti e  dei  denti  stessi.

La  parodontite  è  un  grave  problema  di  salute  pubblica  a  causa  della  sua  elevata  prevalenza  e,  poiché  può portare  alla  perdita  e  alla  disabilità  dei  denti,  influisce  negativamente  sulla  funzione  masticatoria  e sull’estetica.

E’  fonte  di  disuguaglianza  sociale  e  compromette  significativamente  la  qualità  della  vita.

La parodontite  è  responsabile  di  una  parte  sostanziale  dell’edentulismo  e  della  disfunzione  masticatoria,  ha un  impatto  negativo  sulla  salute  generale  e  comporta  costi  significativi  per  cure  odontoiatriche.

La  parodontite  è  una  malattia  infiammatoria  multifattoriale  cronica  associata  ad  una  disbiosi  del  biofilm che costituisce  la  placca  dentale. E’ molto comune nell’uomo interessando in forma grave circa l’11% della popolazione mondiale mentre nelle forme più lievi può interessare il 50% della popolazione

Essa  rappresenta  la sesta  malattia  cronica  non  trasmissibile  più  diffusa  al  mondo ed è  la  causa  principale di perdita dei  denti.

 Fattori  di  rischio  riconosciuti  per  queste  patologie sono  il  fumo,  il  diabete  non  compensato,  lo  stress,  l’obesità  e  la  predisposizione  genetica.

La  parodontite  riveste  un  crescente  interesse  anche  in  ambito  medico,  poiché  diversi  dati  dimostrano  come  essa interagisca  con  molte  malattie  sistemiche,  comprese  le  malattie  cardiovascolari  e  il  diabete.  I  meccanismi  ipotetici  alla  base  di  queste  interazioni  si  basano  sull’infiammazione  sistemica  determinata dalla  parodontite  con  la  produzione  di  molecole  pro-infiammatorie  e  la  liberazione  di  tossine  batteriche  a livello  sistemico,  in  grado  di  alterare,  complicandolo,  il  profilo  di  malattie  croniche  già  in  atto.  E’ stato dimostrato che il trattamento della  parodontite  migliora  il  profilo  di  rischio  cardiovascolare ed  il  compenso  diabetico

Diagnosi parodontale

1)  Salute  parodontale.  È caratterizzato dall’assenza  di  infiammazione  [misurata come presenza  di  sanguinamento  al  sondaggio  (BOP)  in  meno  del  10%  dei  siti, e  dall’assenza  di  perdita  di attacco  e  ossea.

2)  Gengivite.  E’ caratterizzato  dalla  presenza  di  infiammazione  gengivale, valutata  da  BOP  in  ≥10% dei  siti  e  assenza  di  perdita  di  attacco, Si parla di gengivite localizzata  se i siti sanguinanti sono fra il 10% ed il 30%,  mentre  diventa gengivite  generalizzata  se i siti sanguinanti  sono >  30%.

3) Parodontite.  E’ caratterizzata dalla  perdita  di  tessuto  parodontale  di  supporto, che  è  comunemente valutata  in base alla  perdita  ossea  radiografica  o  alla perdita  di  attacco  clinico  interprossimale  misurata mediante  sondaggio.

Altre  descrizioni  significative  della  parodontite  includono:  il  numero  di  denti  con  profondità  di tasca maggiore di 4  mm ,  il  numero  di  denti  persi  a  causa  di  parodontite,  il  numero  di  denti  con lesioni intraossee  e  il numero  di denti con  lesioni della  forcazione.

Un  singolo  caso  di  parodontite  dovrebbe  essere  ulteriormente  caratterizzato  utilizzando  uno  schema che  descriva  lo  stadio  e  il  grado  della  malattia.

Lo stadio dipende  in  gran  parte  dalla  gravità  della malattia  al  momento  della  presentazione,  nonché  dalla  prevista  complessità  della  gestione  del  caso  e include  inoltre  una  descrizione  dell’estensione  e  della  distribuzione  della  malattia  nella  dentatura.

Il grado  fornisce  informazioni  supplementari  sulle  caratteristiche  biologiche  della  malattia,  compresa un’analisi  anamnestica  basata  sul  tasso  di  progressione  della  parodontite;  la  valutazione  del  rischio  di ulteriore  progressione;  e  la  valutazione  del rischio  che  la  malattia  o  il  suo  trattamento  possano  influenzare  negativamente  la  salute  generale  del paziente.

Entrambi devono essere presi in considerazione nel determinare il piano di trattamento del paziente

In base alla sua gravita la malattia è stata divisa in quattro stadi mentre iin base alla sua capacità evolutiva è stata divisa in tre gradi.

Queste linee guida si riferiscono ai primi tre stadi della patologia.

Stadio I

1-2 mm di perdita di attacco (CAL) oppure meno del 15 % di perdita radiologica di osso (RBL). Nessuna perdita di denti per cause parodontali. Massima profondità di sondaggio 4mm. Perdita di osso prevalentemente orizzontale

Stadio II

3-4 mm di perdita di attacco, Perdita radiologica fra il 15 ed il 33% di osso. Nessuna perdita di denti. Massima profondità di sondaggio 5mm. Perdita di osso prevalentemente orizzontale.

Stadio III

perdita di attacco maggiore o uguale a 5mm. Perdita radiologica di osso superiore al 33%. Persi massimo quattro denti per cause parodontali.  Massima profondità di sondaggio maggiore di 6 mm. Interessamento delle forcazioni dei denti di grado 2 o 3

Stadio IV

come il terzo stadio ma con una perdita di denti superiore o uguale a cinque. Disfunzione masticatoria con collasso del morso e mobilità dentale.

La sua capacità evolutiva viene classificata in gradi.

Grado A

nessuna perdita di attacco clinico in cinque anni di controllo oppure una perdita radiografica di osso / età minore di 0,25% (esempio: perdita di osso 15 % / età anni 60 = 0,25%). Grossi depositi di placca collegati a bassi livelli di distruzione ossea. Soggetto non fumatore e non diabetico.

Grado B

Perdita di attacco clinico in cinque anni di controllo inferiore ai 2 mm, oppure una perdita radiografica di osso / età maggiore di 0,25% e minore di 1 (esempio: perdita di osso 25 % / età anni 50 = 0,50%). Distruzione ossea in linea con i livelli di placca batterica. Soggetto fumatore con meno di dieci sigarette e persona diabetica con emoglobina glicosilata inferiore al 7%.

Grado C

Perdita di attacco clinico in cinque anni di controllo superiore ai 2 mm, oppure una perdita radiografica di osso / età maggiore  1 (esempio: perdita di osso 45 % / età anni 40 = 1,12%). Distruzione ossea maggiore rispetto ai livelli di placca batterica. Soggetto fumatore con più di dieci sigarette e persona diabetica con emoglobina glicosilata superiore al 7%.

Per ogni linea guida si sono utilizzati i seguenti termini per esprimere la forza della raccomandazione:

Grado A: Raccomandiamo di oppureraccomandiamo di non

Grado B: Suggeriamo di oppuresuggeriamo di non

Grado 0: Può essere considerato

Rivalutazione

Dopo  il  completamento  della  terapia  parodontale,  un paziente  parodontale  stabile è  definito  come  un individuo  con  salute  gengivale  con  parodonto  ridotto  (sanguinamento  al  sondaggio  in  <10%  dei  siti; bassa  profondità  di  sondaggio  di  4  mm  o  meno  e  nessun  sito  di  4  mm  con  sanguinamento  al sondaggio).

Quando,  dopo  il  completamento  del  trattamento  parodontale,  questi  criteri  sono  soddisfatti ma  il  sanguinamento  al  sondaggio  è  presente  in  >  10%  dei  siti,  allora  al  paziente  viene  diagnosticata una parodontite  stabile  con  infiammazione  gengivale.

I  siti  con  profondità  di  sondaggio  persistenti  >  4 mm  che  presentano  BOP oppure con tasche superiori ai 6 mm sono  probabilmente  instabili  e  richiedono  un ulteriore  trattamento.

Dovrebbe essere  riconosciuto  che  i  pazienti  con  parodontite  stabile  e  trattati  con  successo  manterranno  un  rischio aumentato  di  avere  parodontite  ricorrente,  e  quindi  è fondamentale la terapia parodontale di supporto.

Diagnosi  differenziale

La  parodontite  dovrebbe  essere  differenziata  dalle  seguenti  condizioni  cliniche : –

1 ) Gengivite

2) Frattura  radicale  verticale

3) Carie  cervicale

4) lacerazioni del cemento

5)  Lesioni  da  riassorbimento  esterno  della  radice

6) Tumori  o  altre  condizioni  sistemiche  che  si  estendono  al  parodonto

7) Recessione  locale  indotta  da  trauma

8) Lesioni  endo-parodontali

9) Ascesso  parodontale

10) Malattie  parodontali  necrotizzanti

Terapia

Sequenza  per  il  trattamento  delle  fasi  della  parodontite in stadio I,  II  e  III

I pazienti,  una  volta  formulata  la  diagnosi,  devono  essere  trattati  secondo  un  approccio  graduale prestabilito  che,  a  seconda  dello  stadio  della  malattia,  deve  essere  incrementale,  con  interventi terapeutici diversi per ogni passaggio .

Un  prerequisito  essenziale  per  la  terapia  è  informare  il  paziente  della  diagnosi,  comprese  le  cause  della sua  condizione,  i  fattori  di  rischio,  le  alternative  di  trattamento  e  i  rischi  e  i  benefici  previsti,  inclusa l’opzione  di  nessun  trattamento.

Questa  discussione  dovrebbe  essere  seguita  dall’accordo  su  un  piano  di cura  personalizzato.  Potrebbe  essere  necessario  modificare  il  piano  durante  il  percorso  del  trattamento,  a seconda  delle  preferenze  del paziente, dei risultati clinici e  delle  modifiche  alla  salute  generale.

Il  primo  passo  della  terapia  mira  a  guidare  il  cambiamento  di  comportamento  motivando  il  paziente a  intraprendere  con  successo  la  rimozione  del  biofilm  dentale  sopragengivale  e  il  controllo  dei  fattori  di rischio  e  può  includere  i seguenti interventi terapeutici:

1) Controllo  del  biofilm  dentale  sopragengivale

2) Interventi  per  migliorare  l’efficacia  dell’igiene  orale  (motivazione,  istruzioni  per l’igiene  orale )

3) Terapie  aggiuntive  per  l’infiammazione  gengivale

4) Rimozione  meccanica  professionale  della  placca  (PMPR),  che  comprende  gli interventi professionali  volti  a  rimuovere  la  placca  sopragengivale  e  il  tartaro, nonché  i  possibili  fattori  di ritenzione  della  placca  che  compromettono  le pratiche  di igiene  orale.

5) Controllo  dei  fattori  di  rischio,  che  comprende  tutti  gli  interventi  di cambiamento comportamentale  sulla  salute,  che  eliminano  /  mitigano  i  fattori  di rischio  riconosciuti  per l’insorgenza  e  la  progressione  della  parodontite (cessazione  del  fumo,  miglioramento  del controllo  metabolico  del  diabete  e  forse esercizio  fisico, consulenza  dietetica  e  perdita  di peso).

Questo  primo  passo  della  terapia  deve  essere  implementato  in  tutti  i  pazienti  con  parodontite, indipendentemente  dallo  stadio  della  loro  malattia, e  deve  essere  rivalutato  frequentemente  al  fine  di:

–  Continuare  a  sviluppare  motivazione  e  adesione  al  piano  di  cura  o  esplorare altre  alternative  per superare  eventuali barriere

–  Sviluppare  competenze  nella  rimozione  del  biofilm  dentale  e  modificarle secondo  necessità

–  Consentire  la  risposta  appropriata  delle  fasi successive  della  terapia.

La  seconda  fase  della  terapia  (nota  anche  come  terapia  causale)  è  finalizzata  all’eliminazione  (riduzione) del  biofilm  e  del  tartaro  subgengivale.  Le  procedure  mirate  a  questi  obiettivi  hanno  ricevuto  nella  letteratura  scientifica  nomi  diversi: debridement  subgengivale,  scaling  subgengivale,  levigatura  radicolare,  ecc.

In  queste linee  guida,  abbiamo  concordato  di  utilizzare  il  termine  “strumentazione  subgengivale”  per  tutte  le procedure  non  chirurgiche,  eseguite  con  strumenti  manuali  (ad  es.  curette)  o  meccanici  (ad  es.  dispositivi sonici  /  ultrasonici)  appositamente  progettati  per  ottenere  l’accesso  alla  superficie  radicolare  nell’ambiente sottogengivale  e  per  rimuovere  biofilm  e  tartaro  subgengivale.

 In  aggiunta  a  questo  possono  essere inclusi i seguenti interventi terapeutici:

1) Uso  di  agenti  fisici  o  chimici  aggiuntivi

2) Uso  di  agenti  modulatori  dell’ospite  aggiuntivi  (locali  o  sistemici)

3) Uso  di  antimicrobici  ausiliari  subgengivali  usati  localmente

4) Uso  di  antimicrobici sistemici aggiuntivi.

Questa  seconda  fase  della  terapia  deve  essere  utilizzata  per  tutti  i  pazienti  con  parodontite, indipendentemente  dallo  stadio  della  loro  malattia,solo  nei  denti  con  perdita  di  supporto  parodontale  e  /  o formazione  di  tasche  parodontali

In  specifiche  situazioni  cliniche,  come  in  presenza  di  profondità  di  sondaggio  profonde,  la  prima  e  la seconda  fase  della  terapia  potrebbero  essere  erogate  contemporaneamente  (al  fine  di  prevenire  lo sviluppo  dell’ascesso  parodontale)

Questa  seconda  fase  della  terapia  richiede che  le  misure  descritte  nella  prima  fase  della  terapia  siano  già  state  applicate.

Rivalutazione parodontale

La risposta  individuale  alla  seconda  fase  della  terapia  deve  essere  valutata  dopo  la  guarigione dei  tessuti parodontali.

Se non  sono  stati raggiunti gli  obiettivi  finali del trattamento ,  (nessuna  tasca  parodontale  >  4 mm  con  sanguinamento  al  sondaggio  o  nessuna  tasca  parodontale  profonda  (≥6  mm),,  si  deve  prendere  in  considerazione  la  terza  fase  della  terapia.

Se  il  trattamento  ha  avuto successo  nel  raggiungere  gli  obiettivi  finali  della  terapia,  i  pazienti  devono  essere  sottoposti  a  un programma  di  terapia  parodontale  di  supporto  (SPC).

La  terza  fase  della  terapia  è  volta  a  trattare  quelle  aree  della  dentatura  che  non hanno risposto adeguatamente  alla  seconda  fase  della  terapia,  (presenza  di  tasche>  4  mm  con  sanguinamento  al  sondaggio o  presenza  di  tasche  parodontali  profonde  (≥6  mm)),  con lo  scopo  di  ottenere migliore  accesso  alla strumentazione  subgengivale,  o con  l’obiettivo  di  rigenerare  o  eliminare  quelle  lesioni  che  aggiungono complessità  nella  gestione  della  parodontite  (lesioni intra-ossee  e  di  forcazione).

Può  includere  i  seguenti  interventi:

1) Strumentazione  subgengivale  ripetuta  con  o  senza  terapie  aggiuntive

2) Chirurgia  parodontale  con  lembo  di  accesso

3) Chirurgia  parodontale  resettiva

4) Chirurgia  parodontale  rigenerativa

Quando  vi  sono  indicazioni  per  interventi  chirurgici,  questi  dovrebbero  essere  soggetti  a  un  ulteriore consenso  del  paziente  e  si  dovrebbe  prendere  in  considerazione  una  valutazione  specifica  dei  fattori  di rischio  o  delle  controindicazioni  mediche. La  risposta  individuale  alla  terza  fase  della  terapia  dovrebbe  essere  rivalutata  (rivalutazione  parodontale) e  idealmente  dovrebbero  essere  raggiunti  gli  obiettivi  finali  della  terapia  e  i  pazienti  dovrebbero  essere sottoposti  a  cure  parodontali  di  supporto.  Non sempre questi  obiettivi  della  terapia  possono essere  essere raggiungunti in  tutti i denti nei pazienti con  parodontite  grave  di stadio  III.

Il  trattamento  della  parodontite  di  stadio  III  deve  essere  effettuato  in  maniera  progressiva,  prima attraverso  l’adozione  di  adeguate  pratiche  di  igiene  orale  del  paziente  e  controllo  dei  fattori  di  rischio durante  la  prima  fase  della  terapia  e  poi,  durante  la  seconda  fase  della  terapia  mediante  eliminazione professionale  (riduzione)  del  biofilm  e  tartaro  sovra-  e  sub-gengivale,  con  o  senza  terapie  aggiuntive. Tuttavia,  nei  pazienti  con  parodontite,  la  completa  rimozione  del  biofilm  e  del  tartaro  subgengivale  nei denti  con  profondità  di  sondaggio  profonde  (≥  6  mm)  o  con  superfici  anatomiche  complesse  (concavità radicolari,  forcazioni,  tasche  infraossee)  può  essere  difficile  e,  quindi,  potrebbe  non  essere  possibile raggiungere  gli obiettivi finali della  terapia  e  si dovrebbe  aggiungere  un  ulteriore  trattamento.

La  terza  fase  della  terapia  è,  pertanto,  mirata  a  trattare  quei  siti  che  non  rispondono  adeguatamente  alla seconda  fase  della  terapia  allo  scopo  di  accedere  a  siti  con  tasche  profonde,  mirare  a  rigenerare  o  resecare quelle  lesioni  che  aggiungono  complessità  nella  gestione  della  parodontite  (lesioni  infraossee  e  delle forcazioni).

La  terapia  parodontale  di  supporto  ha  lo  scopo  di  mantenere  la  stabilità  parodontale  in  tutti  i pazienti  con  parodontite  trattata,  Combinando  interventi  preventivi  e  terapeutici  definiti  nella  prima  e  nella seconda  fase  della  terapia,  a  seconda  dello  stato  gengivale  e  parodontale  della  dentatura  del  paziente.

In  una  qualsiasi  delle  fasi  della  terapia,  se  la  prognosi  dei  denti  interessati  sia  giudicata  senza  speranza, l’estrazione  di denti può  essere  presa  in  considerazione.

Dopo  il  completamento  della  terapia  parodontale  attiva,  i  pazienti  con  parodontite  trattati  con  successo possono  rientrare  in  una  di  due  categorie  diagnostiche:

1) pazienti  con  parodontite  con  parodonto  ridotto  ma sano

2) pazienti  con  parodontite  e  con  infiammazione  gengivale.

Questi  soggetti  rimangono  ad  alto  rischio  di  recidiva  /  progressione  della  parodontite  e  richiedono  cure parodontali  di  supporto  specificamente  progettate  (SPC),  che  consistono  in  una  combinazione  di interventi  preventivi  e  terapeutici  erogati  a  diversi  intervalli  che  dovrebbero  includere:  valutazione  e monitoraggio  della  salute  sistemica  e  parodontale,  rinforzo  delle  istruzioni  di  igiene  orale,  motivazione del  paziente  al  controllo  continuo  dei  fattori  di  rischio,  rimozione  professionale  della  placca  meccanica (PMPR)  e  strumentazione  subgengivale  localizzata  nelle  tasche  residue.

Gli  interventi  professionali, spesso  indicati  anche  come  terapia  parodontale  di  mantenimento  o  terapia  parodontale  di  supporto, richiederanno  un  sistema  di  richiamo  strutturato  con  visite  personalizzate  in  base  alle  esigenze  del paziente,  che  di  solito  richiedono  appuntamenti  di  45-60  minuti.  L’SPC  include  anche  suggerimenti  per  i comportamenti  individuali,  poiché  i  pazienti  in  SPC  devono  conformarsi  ai  regimi  di  igiene  orale raccomandati e  a  stili di vita  sani.

Raccomandazioni cliniche:

Fase 1 della terapia

Raccomandiamo  di  sottolineare  l’importanza  dell’igiene  orale  e  di  coinvolgere  il paziente  con  parodontite  nel  cambiamento  comportamentale  necessario  per  il miglioramento  dell’igiene  orale.

Raccomandiamo la  rimozione  meccanica  professionale  della  placca  sopragengivale (PMPR)  e  il  controllo  dei  fattori  che  ne  favoriscono  la  ritenzione,  come  parte  del  primo passo  della  terapia.

La  rimozione  del  biofilm  dentale  sopragengivale  e  dei  depositi  calcificati  (tartaro) qui  identificata  con  il  termine  “rimozione  meccanica  professionale  della  placca  “,  PMPR)  è  considerata una  componente  essenziale  nella  prevenzione  primaria  e  secondaria  della  parodontite  e  nell’ambito  del  trattamento  di  base  delle  malattie  parodontali  indotte  da  placca.  Poiché  la  presenza  di  fattori  ritentivi,  associati  all’anatomia  del  dente  o più  frequentemente,  a  causa  di  margini  di  restauro  inadeguati,  sono  spesso  associati  a  infiammazione gengivale  e  /  o  perdita  di  attacco  parodontale,  questi  fattori  dovrebbero  essere prevenuti  /  eliminati  per ridurre  il loro  impatto  sulla  salute  parodontale.

Raccomandiamo  interventi  di  controllo  del  fattore  di  rischio  nei  pazienti  con  parodontite, come  parte  della  prima  fase  della  terapia.

Il  fumo  e  il  diabete  sono  due  comprovati  fattori  di  rischio  nell’eziopatogenesi  della parodontite    e,  pertanto,  il  loro  controllo  dovrebbe  essere  parte  integrante  del trattamento  di  questi  pazienti.  Gli  interventi  per  il  controllo  dei  fattori  di  rischio  hanno  lo  scopo  di educare  e  consigliare  ai  pazienti  i  cambiamenti  comportamentali  volti  a  ridurli  e,  in  casi  specifici,  a indirizzarli  a  un’adeguata  terapia  medica.  Altri fattori rilevanti associati a sani stili di vita (riduzione dello stress, consulenza dietetica, perdita di peso o aumento delle attività fisiche) possono anche far parte della strategia generale per ridurre i fattori di rischio del paziente.

Raccomandiamo  di  attuare  interventi  per  smettere  di  fumare  nei  pazienti  sottoposti  a terapia  per  la  parodontite

I  pazienti  con  parodontite  possono  trarre  beneficio  dagli  interventi  terapeutici  per smettere  di  fumare  per  migliorare  i  risultati  del  trattamento  parodontale  e  il  mantenimento  della  stabilità parodontale.  Gli  interventi  consistono  in  brevi  visite  di  consulenza  e  possono  includere  il  rinvio  dei pazienti  per  consulenza  avanzata  e  farmacoterapia.

Si  raccomandano  interventi  per  il  controllo  del  diabete  nei  pazienti  che  devono  sottoporsi  a terapia  parodontale

I  pazienti  con  parodontite  possono  beneficiare  di  interventi  di  controllo  del  diabete per  migliorare  i  risultati  del  trattamento  parodontale  e  il  mantenimento  della  stabilità  parodontale.  Questi interventi  consistono  nell’educazione  del  paziente  e  in  una  breve  consulenza  dietetica  e,  in  situazioni  di iperglicemia,  l’invio  del  paziente  per  una  consulenza  diabetologica.

Non  ci  sono  sufficienti  evidenze  per  affermare  che  gli  interventi  mirati  ad  aumentare l’esercizio  fisico  (attività)  abbiano  un  effetto  positivo  sulla  terapia  della  parodontite

Le  prove  di  evidenza  generiche  della  letteratura  medica  suggeriscono  che  la promozione  di  interventi  di  esercizio  fisico  (attività)  può  migliorare  sia  il  trattamento  che  la  gestione  a lungo  termine  delle  malattie  croniche  non  trasmissibili.  Nei  pazienti  con  parodontite,  la  promozione  può consistere  nell’informazione  e  nei  consigli  dati  ai  pazienti  sulla  misura  dell’età  e  della  salute  generale.

Non  ci  sono  sufficienti  evidenze  per  affermare  che  la  consulenza  dietetica  abbia  un  effetto positivo  sulla  terapia  della  parodontite

I  pazienti  con  parodontite  possono  beneficiare  di  interventi  di  consulenza  dietetica per  migliorare  i  risultati  del  trattamento  parodontale  e  il  mantenimento  della  stabilità  parodontale.  Questi interventi  possono  consistere  nell’istruzione  del  paziente,  inclusi  brevi  consigli  dietetici  e,  in  casi specifici, il rinvio  del  paziente  a  uno  specialista  in  nutrizione.

Non  ci  sono  sufficienti  evidenze per  affermare  che  gli  interventi  mirati  alla  perdita  di peso,  attraverso  cambiamenti  nello  stile  di  vita,  possano  avere  un  impatto  positivo  sulla terapia  della  parodontite.

Le  prove  disponibili  suggeriscono  che  le  azioni  intraprese  per  la  perdita  di  peso possono  migliorare  sia  il  trattamento  sia  l’esito  a  lungo  termine  delle  malattie  croniche  non  trasmissibili. Nei  pazienti  con  parodontite,  queste  azioni  possono  consistere  in  messaggi  educativi  specifici  adeguati all’età  e  alla  salute  generale  dei  pazienti.  Queste  azioni  dovrebbero  essere  accompagnate  da  cambiamenti comportamentali  positivi  verso  diete  più  sane  e  aumento  dell’attività  fisica  (esercizio).

Raccomandazioni  cliniche:

seconda  fase  della  terapia

Raccomandiamo  di  impiegare  la  strumentazione  subgengivale  per  trattare  la  parodontite per  ridurre  le  profondità  di  sondaggio,  l’infiammazione  gengivale  e  il  numero  dei  siti  affetti.

La  strumentazione  subgengivale  mira  a  ridurre  l’infiammazione  dei  tessuti  molli rimuovendo  i  depositi  duri  e  molli  dalla  superficie  del  dente.  Il  fine  ultimo  del  trattamento  è  la  chiusura della  tasca,  definita  dalla  profondità  di  sondaggio  della  tasca  (PPD)  ≤4  mm  e  dall’assenza  di sanguinamento  al  sondaggio  (BOP).

Suggeriamo  che  la  strumentazione  subgengivale  possa  essere  eseguita  a  quadranti  in più  visite  o  come  procedura  sulla  bocca  intera  (entro  le  24  ore)

La  strumentazione  subgengivale  è  stata  tradizionalmente  eseguita  in  sedute multiple  (ad  es.  a  quadranti).  In  alternativa,  sono  stati  proposti  protocolli  a  bocca  intera.  I  protocolli  a bocca  intera  includevano  la  terapia  a  stadio  singolo  e  in  due  fasi  entro  24  ore

Suggeriamo di non usare il laser come applicazione aggiuntiva alla strumentazione subgengivale.

I laser offrono il potenziale per migliorare i risultati dei protocolli di trattamento della superficie radicolare subgengivale se usati in aggiunta alla tradizionale strumentazione della superficie radicolare. Non ci sono prove di evidenza sufficienti per raccomandare l’applicazione aggiuntiva dei laser alla strumentazione subgengivale.

Suggeriamo  di  non  usare  aPDT  (terapia antimicrobica foto dinamica)  aggiuntivo  a  intervalli  di  lunghezze  d’onda  di  660-670  nm o  800-900  nm  in  disbiosi pazienti  con  parodontite

La  terapia  fotodinamica  antimicrobica  aggiuntiva  (aPDT)  è  un  approccio  utilizzato  per migliorare  gli  effetti  antimicrobici  dei  tradizionali  metodi  di  decontaminazione  della  superficie  radicolare. Funziona  attaccando  un  colorante  fotosensibilizzante  alla  membrana  cellulare  esterna  normalmente impermeabile  dei  batteri  Gram-negativi,  quindi  utilizza  la  luce  laser  per  generare  forme  reattive dell’ossigeno  attraverso  il  colorante  legato  alla  membrana  per  distruggere  localmente  quei  batteri.

Raccomandiamo  di  non  usare  la  somministrazione  locale  di  statine  in  gel (atorvastatina,  simvastatina,  rosuvastatina)  come  terapia  aggiunta  alla  strumentazione subgengivale.

È  noto  che  le  statine  hanno  effetti  farmacologici  pleiotropici  oltre  alle  loro proprietà  ipolipidemiche.  Questi  includono  effetti  antiossidanti  e  antinfiammatori,  la  stimolazione dell’angiogenesi,  il  miglioramento  della  funzione  endoteliale  e  la  regolazione  positiva  dei  percorsi  di formazione  ossea. Recenti  evidenze  suggeriscono  che  le  statine  possono  anche  attenuare  l’infiammazione  parodontale,  come dimostrato  da  una  diminuzione  dei  mediatori  proinfiammatori  e  dall’aumento  dei  mediatori antinfiammatori  all’interno  del  fluido  crevicolare  gengivale  (GCF)  dei  pazienti  con  parodontite.

Considerazioni etiche e legali. Le formulazioni di statine incluse nella revisione sistematica sono “off-label” (uso non previsto) e non è disponibile una formulazione approvata con adeguato controllo di qualità delle buone pratiche di fabbricazione

Suggeriamo  di  non usare  probiotici  come  terapia  aggiuntiva  alla  strumentazione subgengivale. Dati non sufficienti e costo aggiuntivo.

I  probiotici  sono  definiti  come  “microrganismi  vitali  che,  se  somministrati  in quantità  adeguate,  conferiscono  un  beneficio  alla  salute  dell’ospite”.

 È  stato  suggerito  che  i probiotici  possono  alterare  l’ecologia  delle  nicchie  microambientali  come  le  tasche  parodontali  e  come  tali possono  interrompere  un’accertata disbiosi .  Ciò  può  ristabilire  una  flora  simbiotica  e  un’interazione benefica  con  l’ospite  attraverso  diversi  meccanismi  tra  cui  la  modulazione  della  risposta  immunoinfiammatoria,  la  regolazione  delle  sostanze  antibatteriche  e  l’esclusione  di  potenziali  agenti  patogeni mediante  una  competizione  nutrizionale  e  spaziale.  Queste  linee guida  non  includono  prove  di  evidenza  riguardo  all’uso  dei  probiotici  nella  terapia  parodontale  di supporto.

Suggeriamo  di  non usare  doxiciclina  sub-antimicrobica  (SDD)  per  via  sistemica  in aggiunta  alla  strumentazione  subgengivale.

La  doxiciclina  sub-antimicrobica  (fino  a  40  mg  al  giorno)  è  un  farmaco  sistemico  impiegato specificamente  per  le  sue  proprietà  antinfiammatorie  rispetto  alle  sue  proprietà  antimicrobiche.  La formulazione  offre  attività  anti-collagenolitica,  che  può  essere  utile  nel  ridurre  la  disgregazione  del tessuto  connettivo  e  aumentare  le  risposte  di  guarigione  a  seguito  di  strumentazione  subgengivale  nei pazienti  con  parodontite.

Considerazioni etiche. È necessario prendere in considerazione le attuali politiche sanitarie in materia di gestione degli antibiotici e le relative preoccupazioni in materia di salute pubblica relative alla crescente resistenza agli antibiotici.

Raccomandiamo  di  non  usare  gel  di  bifosfonati  (BP)  applicati  localmente  o  bifosfonati  per via  sistemica,  in  aggiunta  alla  strumentazione  subgengivale

I  bifosfonati  (BP)  sono  una  classe  di  agenti  anti-riassorbitivi  che  agiscono principalmente  inibendo  l’attività  degli  osteoclasti.  I  BP  possono  anche  inibire  direttamente  gli  enzimi degradativi  dell’ospite  come  le  metalloproteinasi  della  matrice  rilasciate  dagli  osteoclasti  e  altre  cellule del  parodonto.  Esistono  anche  prove  del  fatto  che  i  BP  riducono  l’apoptosi  degli  osteoblasti,  aumentando così  la  densità  ossea  come  risultato  terapeutico  complessivo.  È  quindi  razionale  l’ipotesi  che  le  BP possano  agire  favorevolmente  sul  riassorbimento  osseo  alveolare  mediato  dall’infiammazione  nei  pazienti con  parodontite.

Considerazioni etiche e legali. L’equilibrio tra i potenziali rischi riconosciuti (ad es. osteo-necrosi dei mascellari) rispetto ai benefici, ha portato al consenso sul fatto che la somministrazione sistemica di BP non dovrebbe essere raccomandata nella gestione clinica della perdita ossea parodontale. È importante notare che le formulazioni di gel BP sono “off-label” e non è disponibile una formulazione approvata con adeguato controllo di qualità (GMP) e validazione della sicurezza del paziente.

Raccomandiamo di non usare farmaci antinfiammatori non steroidei sistemici o locali (FANS) in aggiunta alla strumentazione subgengivale

La parodontite è una malattia infiammatoria in cui le alterate risposte immunitarie e infiammatorie a un biofilm disbiotico portano alla distruzione del tessuto connettivo e alla perdita ossea. È quindi ragionevole ritenere che i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possano essere efficaci come terapie parodontali aggiuntive.

Considerazioni  etiche.  L’uso  a  lungo  termine  di  FANS  sistemici  comporta  un  rischio  ben  noto  di  effetti collaterali  indesiderati,  il  che  solleva  preoccupazioni  sul  loro  uso  in  aggiunta  alla  strumentazione subgengivale.

Raccomandiamo  di  non  usare  Omega-3  PUFA  in  aggiunta  alla  strumentazione subgengivale.

La  recente  scoperta  di  mediatori  lipidici  pro-risoluzione,  alcuni  dei  quali  sono  prodotti  dal  metabolismo  di  due  principali  acidi  grassi polinsaturi  omega-3  (PUFA),  vale  a  dire  l’acido  eicosapentaenoico  (EPA)  e  l’acido  docosaesaenoico (DHA)  rispettivamente  per  i  mediatori  di  risoluzioni  di  EPA  e  di  DHA,  solleva  la  potenzialità  di  usare PUFA  dietetici  essenziali  come  terapie  aggiuntive  di  modulazione  dell’ospite  per  il  trattamento parodontale  non  chirurgico.  Tuttavia,  pochi  studi  hanno  studiato  la  loro  efficacia  con  studi sull’uomo.

Raccomandiamo  di  non usare  la  metformina  per  applicazione  locale  come  coadiuvante della  strumentazione  subgengivale.

La  metformina  è  una  biguanide  di  seconda  generazione  utilizzata  per  gestire  il diabete  mellito  di  tipo  2.  Esistono  prove  che  suggeriscono  che  la  metformina  riduce  l’infiammazione  e  lo stress  ossidativo  e  può  anche  avere  un  effetto  osteogenico  aumentando  la  proliferazione  degli  osteoblasti e  riducendo  l’attività  degli  osteoclasti.  È  quindi  plausibile  che  questo  farmaco  possa essere  utile  nel  trattamento  di  una  malattia  infiammatoria  cronica  come  la  parodontite.

Considerazioni  etiche  e  legali.  La  formulazione  di  metformina  inclusa  nella  revisione  sistematica  è  “offlabel”  e  non  ne  è  disponibile  una  formulazione  approvata  con  adeguato  controllo  di  qualità  (GMP)  e validazione  della  sicurezza  del  paziente.

Gli  antisettici  aggiuntivi possono  essere  considerati,  in  particolare  gli  sciacqui  con clorexidina  per  un  periodo  di  tempo  limitato  e  in  casi  specifici,  in  aggiunta  al debridement  meccanico  nella  terapia  della  parodontite.

Al  fine  di  controllare  l’infiammazione  gengivale  durante  la  terapia  parodontale,  è stato  proposto  l’uso  aggiuntivo  di  alcuni  agenti.  Gli  sciacqui  con  clorexidina  sono  stati  frequentemente testati per questa  indicazione  e  sono  stati usati frequentemente  in  contesti clinici diversi.

La  clorexidina  a  rilascio  prolungato  applicata  localmente  in  aggiunta  alla strumentazione  subgengivale  in  pazienti  con  parodontite,può  essere  presa  in considerazione

Non  ci  sono  prove  di  evidenza  sufficienti  sui  benefici  degli  antisettici  a  rilascio prolungato  applicati  localmente  in  aggiunta  al  debridement  sottogengivale  nei  pazienti  con  parodontite.

Possono  essere  presi  in  considerazione specifici  antibiotici  a  rilascio  prolungato somministrati  localmente  in  aggiunta  alla  strumentazione  subgengivale  in  pazienti con  parodontite.

L’aggiunta di antibiotici somministrati per via sistemica migliora l’esito clinico della strumentazione sottogengivale?

  • A motivo della preoccupazione per la salute dei pazienti e dell’impatto dell’uso sistemico di antibiotici sulla salute pubblica, non è raccomandato il loro uso di routine in aggiunta al debridement subgengivale nei pazienti con parodontite.
  • L’uso aggiuntivo di antibiotici specifici per via sistemica può essere preso in considerazione per specifiche categorie di pazienti (ad es. nella parodontite generalizzata di stadio III nei giovani adulti).

Equilibrio  tra  beneficio  e  danno.  Mentre  la  combinazione  metronidazolo + amoxicillina ha  avuto  gli  effetti  più pronunciati  sugli  esiti  clinici  tra  i  diversi  tipi  di  terapia  antimicrobica  sistemica,  questa  prescrizione  è  stata anche  associata  a  più  alta  frequenza  di  effetti  collaterali.  Devono  essere  tenute  presenti  le  preoccupazioni globali  riguardanti  l’abuso  di  antibiotici  e  lo  sviluppo  di  resistenza  agli  antibiotici.  L’analisi  benefici  / danni  include  considerazioni  sull’uso  complessivo  di  antibiotici  per  il  singolo  paziente  e  la  salute pubblica.    La  prescrizione  di  antibiotici  per  via  sistemica  ha  mostrato  un  impatto  duraturo  sul  microbioma fecale, incluso  un  aumento  dei geni associati alla  resistenza  antimicrobica.

Applicabilità.  A  causa  delle  preoccupazioni  per  la  salute  del  paziente  e  dell’impatto  dell’uso  sistemico  di antibiotici  sulla  salute  pubblica,  non  è  raccomandato  il  loro  uso  di  routine  in  aggiunta  al  debridement subgengivale  nei  pazienti  con  parodontite.  Sulla  base  delle  prove  di  evidenza  disponibili,  tuttavia,  il  loro uso  aggiuntivo  può  essere  preso  in  considerazione  per  categorie  speciali  di  pazienti  (ad  es.  Fase  III  di parodontite  generalizzata  nei  giovani  adulti).

Raccomandazioni  cliniche:

Terza fase  della  terapia

In presenza di tasche residue profonde (PPD ≥ 6 mm) nei pazienti con parodontite di stadio III dopo la prima e la seconda fase della terapia parodontale, suggeriamo di eseguire un intervento chirurgico con lembo di accesso. In presenza di tasche residue moderatamente profonde (4-5 mm), suggeriamo di ripetere la strumentazione subgengivale.

Una riduzione statisticamente significativamente maggiore della PPD è stata osservata nei lembi di accesso (AF) rispetto al debridement subgengivale a 1 anno.

In  caso  di  tasche  residue  profonde  (PPD  ≥  6  mm)  e  difetti  intraossei  in  pazienti  con parodontite  di  stadio  III  dopo  adeguate  prime  e  seconde  fasi  della  terapia  parodontale, non  ci  sono  prove  sufficienti  per  una  raccomandazione  sulla  scelta  delle  procedure  a lembo.  La  chirurgia  parodontale  di  accesso  può  essere  eseguita  utilizzando  lembi  di diverso  design.

Nei  casi  con  tasche  residue  profonde  (PPD  ≥  6  mm)  di  pazienti  in  stadio  III  di  parodontite dopo  un’adeguata  seconda  fase  della  terapia  parodontale,suggeriamo  di  utilizzare  la chirurgia  parodontale  resettiva,  considerando  tuttavia  il  potenziale  aumento  della recessione  gengivale.

Il  trattamento  chirurgico  è  efficace  ma  spesso  complesso  e raccomandiamo  che  sia  fornito da  dentisti  con  formazione  specifica  aggiuntiva  o  da  specialisti  in  centri  di  riferimento.Raccomandiamo  che  ci  si  sforzi  di  migliorare  la  possibilità  di  accesso  di  questi  pazienti  a questo  livello  di  cura.

La  chirurgia  parodontale  avanzata  (gestione  della  rigenerazione  e  della  forcazione)  va  oltre  lo scopo  e  la  competenza  della  formazione  per  la  pratica  dell’odontoiatria  generale .  I piani  di  studio  dell’odontoiatria  comprendono  la  conoscenza  e  la  familiarità  con  l’approccio,  ma  non  sono progettati  per  fornire  la  competenza  per  condurre  questo  tipo  di  trattamento;  è  richiesta  una  formazione specifica  aggiuntiva,  disponibile  attraverso  la  crescita  professionale  continua  e  le  attività  culturali  delle società  scientifiche  parodontali della  maggior parte  dei paesi.

Come  requisito  minimo, raccomandiamo  il  ripetuto  scaling  e  debridement  radicolare  con  o senza  lembo  di  accesso  dell’area,  nel  contesto  di  un  trattamento  di  alta  qualità  di  fase  1  e  2  e un  programma  di  frequente  assistenza  parodontale  di  supporto  inclusa  la  strumentazione subgengivale.

Raccomandiamo  di  non  eseguire  interventi  di  chirurgia  parodontale  (inclusa l’implantologia)  in  pazienti  che  non  raggiungano  e  mantengano  livelli  adeguati  di  igiene orale  auto-eseguita.

Le  prove  di  evidenza  dei  principali  studi  condotti  negli  anni  ’70  hanno  indicato  gli effetti  negativi  (perdita  di  attacco  clinico)  dell’esecuzione  della  chirurgia  parodontale  in  soggetti  con controllo  di  placca  inadeguato

Raccomandiamo  di  trattare  i  denti  con  tasche  profonde  residue  associate  a  difetti  intraossei di  3  mm o più  profondi  con  la  chirurgia  parodontale  rigenerativa.

Nella  terapia  rigenerativa,raccomandiamo  l’uso  di  membrane  barriera  o  derivati  della matrice  dello  smalto  con  o  senza  l’aggiunta  di  innesti  osteo-derivati

Raccomandiamo  l’uso  di  design  di  lembo  specifici  per  la  massima  conservazione  dei tessuti  molli  interdentali,  come  i  lembi  a  preservazione  di  papilla.  In  alcune  circostanze specifiche, raccomandiamo anche  di  limitare  l’elevazione  del  lembo  per  ottimizzare  la stabilità  della  ferita  e  ridurre  la  morbilità.

Raccomandiamo  che  i  molari  con  coinvolgimento  della  forcazione  di  classe  II  e  III  e tasche  residue  ricevano  una  terapia  parodontale. Il  coinvolgimento  nella  forcazione  non  è  motivo  di  estrazione

Raccomandiamo  di  trattare  i  molari  mandibolari  con  tasche  residue  associate  al coinvolgimento  della  forcazione  di  classe  II  con  la  chirurgia  rigenerativa  parodontale.

Suggeriamo  di  trattare  i  molari  con  tasche  residue  associate  al  coinvolgimento  della forcazione  mascellare  vestibolare  di  classe  II  con  la  chirurgia  rigenerativa  parodontale.

Raccomandiamo di trattare i molari con tasche residue associate al coinvolgimento di classe II della forcazione vestibolare mandibolare e mascellare con la terapia rigenerativa parodontale, usando solo un derivato della matrice dello smalto o un innesto derivato dall’osso con o senza membrane riassorbibili

Nel coinvolgimento di classe II della forcazione interdentale mascellare,possono essere presi in considerazionela strumentazione non chirurgica, OFD, la rigenerazione parodontale e la separazione o resezione delle radici.

Nella  classe  III  mascellare  e  nella  classe  II  multipla  di  coinvolgimento  della  forcazione  nello stesso  dente si  possono  prendere  in  considerazione  la  strumentazione  non  chirurgica,  l’Open Flap  Debridement,  il  tunneling  e  la  separazione  o  resezione  delle  radici.

Nella  classe  III  mandibolare  e  nel  multiplo  coinvolgimento  della  forcazione  di  classe II  nello  stesso  dente,si  possono  prendere  in  considerazione  la  strumentazione  non chirurgica,  l’  Open  Flap  Debridement,  il  tunneling  e  la  separazione  o  resezione  delle radici.

Raccomandazioni  cliniche:

 terapia  parodontale  di  supporto

Raccomandiamo che le visite di terapia parodontale di supporto siano programmate ad intervalli da 3 a un massimo di 12 mesi e dovrebbero essere adattate al profilo di rischio del paziente e alle condizioni parodontali successive alla terapia attiva.

Raccomandiamo che l’adesione alla terapia parodontale di supporto debba essere fortemente promossa, poiché è fondamentale per la stabilità parodontale a lungo termine e per potenziali ulteriori miglioramenti dello stato parodontale.

Raccomandiamo ripetute istruzioni personalizzate per l’igiene orale meccanica, inclusa la pulizia interdentale, al fine di controllare l’infiammazione e di evitare potenziali danni per i pazienti in terapia parodontale di supporto.

Tutte  le  superfici  esposte  alla  formazione  di  biofilm  intraorale  devono  essere pulite  meccanicamente.  Alcune  superfici  non  saranno  raggiunte  dallo  spazzolino  da  denti  anche  in condizioni  ottimali.  La  pulizia  interprossimale,  quindi,  è  essenziale  per  mantenere  la  salute  gengivale. Può  essere  ottenuta  utilizzando  diversi dispositivi,  principalmente  scovolini  interdentali,  punte  in gomma  /  elastomeri,  stecchini  di  legno,  irrigatori  orali  e  filo  interdentale.  Tuttavia,  tutti  i  dispositivi hanno  potenziali  effetti  collaterali  e  il  loro  uso  deve  essere  monitorato  non  solo  per  quanto  riguarda l’efficacia  ma  anche  per  quanto  riguarda  i  primi  segni  di  trauma  (ad  es.  insorgenza  di  lesioni  cervicali  non cariose).

Raccomandiamo  che  nella  scelta  del  design  di  uno  spazzolino  da  denti  e  di  quella  di uno  scovolino  interdentale  di  tenere  conto  delle  esigenze  e  delle  preferenze  espresse dai  pazienti.

L’uso  di  uno  spazzolino  elettrico può  essere  consigliato  come  alternativa  allo spazzolamento  manuale  ai  pazienti  in  terapia  parodontale  di  mantenimento.

Se  anatomicamente  fattibile, raccomandiamo  che  lo  spazzolamento  dei  denti  sia  seguito dall’uso  degli  scovolini  interdentali.

Ci sono prove di evidenza  di  un  effetto  di  pulizia  significativamente  migliore  dei  dispositivi  di  pulizia  interdentale  in aggiunta  al  solo  spazzolamento  dei  denti  e  di  un  effetto  di  pulizia  significativamente  migliore  degli scovolini  interdentali  rispetto  al  filo  interdentale.Queste prove indicano  che  gli spazzolini  interdentali  sono  la  prima  scelta  per  i  pazienti  in  terapia  parodontale  di  mantenimento

Suggeriamo  di  non  utilizzare  il  filo  interdentale  come  prima  scelta  per  la  pulizia  interdentale nei  pazienti  in  terapia  parodontale  di  mantenimento.

Nelle  aree  interdentali  non  raggiungibili  con  gli  spazzolini  da  denti, suggeriamo  di  integrare  lo spazzolamento  dei  denti  con  l’uso  di  altri  dispositivi  di  pulizia  interdentale  nei  pazienti  in terapia  parodontale  di  mantenimento.

Altri  dispositivi  di  pulizia  interdentale  includono  punte  di  pulizia  in  gomma  / elastomerici,  stecchini  di  legno,  un  irrigatore  orale  o  filo  interdentale.  Sebbene  sul  mercato  siano disponibili  scovolini  interdentali  molto  piccoli  e  sottili,  è  necessario  rendersi  conto  che  non  tutti  gli  spazi interdentali sono  facilmente  accessibili con  gli scovolini  interdentali.

La base della gestione dell’infiammazione gengivale è la rimozione meccanica  del biofilm eseguita dal paziente. Misure aggiuntive, compreso l’uso di antisettici, possono essere considerate in casi specifici, come parte di un approccio terapeutico personalizzato.

Al  fine  di  controllare  l’infiammazione  gengivale  durante  il  mantenimento parodontale,  è  stato  proposto  l’uso  aggiuntivo  di  alcuni  agenti.  Questi  agenti  sono  principalmente  agenti antisettici  e  possono  essere  somministrati  come  dentifrici,  sciacqui  orali  o  entrambi.

L’uso di antisettici aggiuntivi può essere preso in considerazione nei pazienti con parodontite in terapia parodontale di supporto, come aiuto al controllo dell’infiammazione gengivale, in casi specifici.

Non sappiamo se altri agenti ausiliari (come probiotici, prebiotici, agenti antinfiammatori, micronutrienti antiossidanti) siano efficaci nel controllo dell’infiammazione gengivale nei pazienti in terapia parodontale di supporto.

Al  fine  di  controllare  l’infiammazione  gengivale  durante  la  terapia  parodontale  di supporto,  è  stato  proposto  l’uso  aggiuntivo  di  alcuni  agenti.  Questi  agenti  sono  principalmente  antisettici, ma  alcuni  altri  agenti,  come  probiotici,  prebiotici,  agenti  antinfiammatori  e  micronutrienti  antiossidanti,  si possono  trovare  in  letteratura.  Questi  prodotti  sono  principalmente  reperibili come  dentifrici o  collutori. L’uso  aggiuntivo  di  agenti  antisettici  è  stato  proposto per  quei  soggetti  che  non  sono  in  grado  di  rimuovere  efficacemente  i  biofilm  sopragengivali  con  il  solo uso  delle  procedure  meccaniche.

Raccomandare  antisettici aggiuntivi  al  controllo  meccanico  del  biofilm  sopragengivale,  in  un  gruppo  di  pazienti  specifico,  invece che  nella  popolazione  generale,  è  plausibile,  ma  non  ci  sono  prove  di  evidenza  a  sostegno  di  questa raccomandazione. Si noti  che  tutti  i  pazienti  devono  utilizzare  uno  spazzolino  da  denti  con  un  dentifricio  al  fluoro.  Tuttavia,  in quei  soggetti  che  non  sono  in  grado  di  controllare  efficacemente  i  biofilm  sopragengivali  e/o l’infiammazione  gengivale  con  il  solo  uso  di  procedure  meccaniche,  deve  essere  quindi  presa  la  decisione se  utilizzare  o  meno  un  dentifricio  e  /  o  un  collutorio  che  contengano  uno  specifico  agente  attivo  (oltre  al fluoro). Nel prendere questa decisione bisogna considerare:

– Fattori locali: considerare i livelli di infiammazione gengivale correlati al livello di placca, accessibilità per la pulizia, fattori anatomici, ecc.

Fattori  generali:  considerare  i  fattori  sistemici,  lo  stato  di  salute  generale,  la  fragilità,  la  limitata  agilità manuale  …,  alcuni  dei  quali  possono  essere  più  rilevanti  nei  pazienti  anziani.

Il  formato  in  cui  si  prescrivono  più  frequentemente  gli  agenti  antisettici  sono  i  dentifrici  e  i  collutori,  o possono  anche  essere  prescritti  in  entrambe  le  formulazioni  contemporaneamente.  L’ovvio  vantaggio della  prescrizione  in  forma  di  dentifricio  è  che  non  è  necessario  nessun  altro  tipo  di  formulazione  visto che  comunque  verrà  utilizzato  un  dentifricio.  La  prescrizione  in  forma  di  collutorio  offre  una  migliore distribuzione  nella  bocca e  migliori  proprietà  farmacocinetiche.  Alcune  prove  suggeriscono  che  l’uso  aggiuntivo  dei  collutori  può  fornire  risultati  migliori rispetto  a  quelli  dei  dentifrici.

La  decisione  di  selezionare  un  dentifricio  specifico  o  un  collutorio  dovrebbe  anche  basarsi  su  una combinazione  di  fattori:

–  Preferenze  del  paziente:  incluso  costo,  gusto  …

–  Effetti  indesiderati:  pigmentazione,  sensazione  di  bruciore  durante  l’uso.

–  Potenziali  impatti  negativi  sugli  aspetti  benefici  del  microbioma  orale  evidenziati  in  prove  recenti  (ad  es. Impatto  sulla  via  di sintesi dell’ossido  nitrico)

–  A  seconda  dell’agente  specifico  già  selezionato,  è  necessario  prendere  una  decisione  in  merito  alla frequenza  e  alla  durata  dell’utilizzo.

Se  si  intende  utilizzare  una  formulazione dentifricia antisettica, si  consigliano  prodotti contenenti  clorexidina,  triclosan-copolimero  e  esametafosfato  di  sodio,  fluoruro  stannoso  per il  controllo  dell’infiammazione  gengivale,  nei  pazienti  con  parodontite  in  terapia  parodontale di  supporto.

Se  si  debba  utilizzare  come  aggiuntiva  alla  terapia  un collutorio  con  formulazione  antisettica, suggeriamo  prodotti  contenenti  clorexidina,  oli  essenziali  e  cloruro  di  cetilpiridinio  per  il controllo  dell’infiammazione  gengivale,  nei  pazienti  con  parodontite  in  terapia  parodontale  di supporto.

Suggeriamo  di eseguire  la  periodica  rimozione  meccanica  professionale  della  placca (PMPR)  per  limitare  il  tasso  di  perdita  dei  denti  e  fornire  stabilità  /  miglioramento parodontale,  come  parte  di  un  programma  di  terapia  parodontale  di  supporto.

La  rimozione  professionale  meccanica  della  placca  (PMPR)  eseguita  su  base periodica  (ovvero  a  intervalli  specifici  predeterminati)  come  parte  integrante  della  terapia  parodontale  di supporto  ha  dimostrato  di  consentire  bassi  tassi  di  perdita  dei  denti  e  limitate  variazioni  del  livello  di attacco  sia  a  breve  che  a  lungo  termine,  nei  pazienti  trattati  per  parodontite

Suggeriamo  di  non  sostituire  la  convenzionale  rimozione  meccanica  professionale  della placca  (PMPR)  con  l’uso  di  sistemi  alternativi  (ad  es.,  trattamenti  con  laser  YAG),  nella terapia  parodontale  di  supporto.

Suggeriamo  di  non  usare  metodiche  aggiuntive  (doxiciclina  in  dose  sub-antimicrobica, terapia  fotodinamica)  alla  rimozione  professionale  della  placca  meccanica  (PMPR)  in  terapia parodontale  di  supporto.

Raccomandiamo interventi  per  la  riduzione  dei  fattori  di  rischio  durante  la  terapia parodontale  di  supporto.

I  pazienti  con  parodontite  traggono  anche  beneficio  da  ulteriori  interventi  di controllo  del  fattore  di  rischio  fatti  per  migliorare  il  mantenimento  della  stabilità  parodontale.  Il  fumo  e  il  diabete  sono  due  dei  principali  fattori  di  rischio  per  la  parodontite  e  sono attualmente  inclusi  nella  classificazione  per  gradi  della  parodontite.  Il  controllo di  questi  fattori  di  rischio,  pertanto,  risulta  fondamentale  per  la  risposta  al  trattamento  e  per  la  stabilità  a lungo  termine.  Inoltre,  vengono  considerati  altri  fattori  rilevanti,  che  fanno  parte  delle  raccomandazioni per  sani  stili  di  vita,  tra  cui  consigli  dietetici,  esercizio  fisico  o  perdita  di  peso.  Questi  interventi,  insieme  a quelli  per  la  cessazione  del  fumo  e  il  controllo  del  diabete,  non  sono  responsabilità  diretta  dei professionisti  della  salute  orale,  che  potrebbero  indirizzare  i  pazienti  ad  altri  professionisti  sanitari.

Raccomandiamo  di  attuare  interventi  per  smettere  di  fumare  nei  pazienti  con  parodontite  in terapia  parodontale  di  supporto.

Suggeriamo la promozione di interventi di controllo del diabete nei pazienti in terapia di mantenimento.

I pazienti con parodontite possono trarre benefici dalla promozione di interventi di controllo del diabete, per migliorare il mantenimento della stabilità parodontale. La promozione può consistere nell’educazione del paziente, compresa una breve consulenza dietetica e, eventualmente, l’invio del paziente a un diabetologo per il controllo glicemico.

Non sappiamo se l’esercizio fisico (attività), la consulenza dietetica o le modifiche dello stile di vita volte alla perdita di peso siano rilevanti per la terapia parodontale di supporto.

Tutta  l’evidenza  scientifica  della  letteratura  medica  suggerisce  che  la  promozione di  interventi  di  esercizio  fisico  (attività)  può  migliorare  sia  il  trattamento  che  la  gestione  a  lungo  termine delle  malattie  non  trasmissibili.  Nei  pazienti  con  parodontite,  la  promozione  può  consistere nell’educazione  del  paziente  mirata  specificamente  all’età  e  alla  salute  generale  del  paziente.

se ti è stato utile l’articolo puoi scaricare una versione stampabile cliccando qui